venerdì 16 marzo 2012

Nome "Coppa Rialto"

Ieri sera, dopo la partita di calcetto, mi è stato fatto notare che il nome "Coppa Rialto" non piace. Mi è stato proposto di omaggiare alcuni ex-giocatori o personaggi calcistici cambiando il nome della Coppa. Di seguito propongo 8 candidati con una piccolissima biografia (tratta da Wikipedia e dal libro "Bidoni" di Furio Zara). Appena possibile pubblicherò un sodaggio per decidere chi sarà il vincitore.

Renato Portaluppi (attaccante - Roma 1988/89 - 23 presenze, 0 gol), chiamato semplicemente Renato. Arrivato assieme al mitico Andrade (detto "Er Moviola") se ne andò deludendo tutti tranne le donne italiane. Amante instancabile, un giorno confessò a Playboy (noto magazine culturale...) di averne avute oltre mille e che un giorno riuscì pure a trombarsi una tifosa dietro gli spalti finchè si allenava. Il giorno della presentazione esordì con una frase a effetto "Sono più forte di Gullit e Maradona" che gli scavò la fossa già dal primo giorno a Roma. Pagato 3 miliardi di Lire, riuscì nell'impresa di apparire in copertina del prestigioso Guerin Sportivo come colpo assoluto del calciomercato. La sua fine fu decretata da uno striscione apparso in curva giallorossa "A' Renato, ridacce Cochi!". Ha finito la carrira in Brasile dove ha provato anche a fare l'allenatore...

Luis Silvio Danuello (attaccante - Pistoiese 1980/81 - 6 presenze, 0 gol), più in confidenza Luis Silvio. Il Bidone dei Bidoni, l'unico e inimitabile Luis Silvio. La sua storia ha ispirato il film "L'Allenatore Nel Pallone" e solo per questo merita di stare in questa top-8. La storia, ormai diventata leggenda, narra che gli emissari della Pistoiese sbarcarono in Brasile in cerca di una punta per garantirsi una comoda salvezza. Visionarono diversi giocatori finchè incapparono in questo tizio che in una partita fece sfracelli. Si precipitarono con un contratto che il buon Luis firmò immediatamente. Si venne a sapere in seguito che la partita era truccata e fu organizzata solo per vendere Luis Silvio in Italia. Si scoprì solo nel 2007, grazie ad un'incheiseta della Gazzetta, che il brasiliano era una buona ala destra (che in brasiliano si dice "ponta") ma quelli della Pistoiese capirono "punta" e lo schierarono unico terminale offensivo. Se ne andò dopo un solo anno e 6 presenze. Anche se la leggenda metropolitana che lo dipinse come gelataio dello stadio di Pistoia aveva un qualcosa di poetico e inimitabile.

Lajos Detari (trequartista - Bologna, Ancona e Genoa dal 1990 al 1994 - 82 presenze, 24 gol). Ungherese tutto classe, tocco, fantasia e spacconeria. Se non era in giornata passeggiava per il campo lustrandosi il ciuffo biondo con fare suberbo e svogliato. In carriera ha anche vinto qualcosa (anche se fuori dall'Italia...). Merita di essere in questa rosa di 8 candidati per le sue frasi a effetto ("Quanto tocco il pallone senti una musica che non hai mai sentito!"), le sue giustificazioni e le sue auto. Un giorno a Messina sbagliò un gol impossibile da mancare e nel dopopartita se ne vantò dicendo che l'aveva fatto apposta a non segnare. Impagabile! Sembrava in orbita Juve ma Agnelli lo liquidò con un "Non vale la metà di Platini". Se ne andò con le 6 fuoriserie che collezionò in un solo anno ad Ancona.

Josè Perdomo (centrocampista - Genoa 1989/90 - 25 presenze, 0 gol). Lento e falloso centrocampista voluto da Scoglio per dare qualità in mezzo al suo mitico Genoa (in cui militavano Signorini, Torrente, Ruotolo, Aguillera, Eranio,... Gente mica male!). Non beveva, non fumava, non faceva vita mondana. Piatto come un uomo in coma. Era moralmente e fisicamente integro. Eppure... Aveva le gambe storte come un cow-boy e i piedi a banana. Lo vendettero l'anno dopo in Spagna lasciando ben pochi rimpianti tra il popolo del grifone. Il grande Boskov, prima di un derby, lo marchiò a fuoco: "Il mio cane gioca meglio di Perdomo!". Amen.

Hansi Muller (centrocampista - Inter 1982/84 - 48 presenze, 9 gol - Como 1984/85 - 17 presenze, 1 gol). Già in epoca preistorica l'Inter faceva vedere la sua lungimiranza per gli acquista comprando il tedesco che pestava i piedi all'idolo indiscusso di San Siro: Beccalossi. I due giocavano nello stesso ruolo e Beccalossi ne soffriva. Arrivò a dire alla stampa: "È meglio giocare con una sedia che con Hansi Muller, perché con la sedia quando gli tiri la palla addosso ti torna indietro!". Come se non bastasse Altobelli gli rifilò (davanti a 80.000 tifosi!) uno schiaffo dopo un passaggio errato... Nel frattempo il nostro sfilava per Armani e cantava assieme a Casadei... Passo dall'Inter al Como come se niente fosse ma anche in riva al lago non lasciò il segno.

Florin Raducioiu (attaccante - dal 1991 al 1994 giocò per Bari, Verona, Brescia, Milan, 1998/2000 Brescia - totale in Italia: 103 presenze, 22 gol). Idolo assoluto di Bocheta e della Gialappa's Band. Un fenomeno di velocità, eleganza, rapidità e scaltrezza. Fino a 1 metro dalla porta era un fenomeno, poi il vuoto assoluto. Si divorava gol incredibili colpendo fotografi, sfiorando pali e spedendo palloni su palloni in tribuna. Si arrivò a credere ad una malformazione al piede destro, ma come scusa era poco credibile... Vennè in Italia, a Bari, appena ventenne con un soprannome appena appena ingombrante: il Van Basten Rumeno. Con i suoi filmati la Gialappa's ha vissuto per anni di rendita con rubriche cucite apposta sul suo talento innato per sbagliare gol elementari (vi dice niente "Questo lo segnavo anch'io", "Vai col liscio" e "Il gollonzo"? Ecco, erano per lui!). Il Pippero numero uno.
Carlo Mazzone (allenatore - Roma, 19 Marzo 1937 - Ha allenato, tra le altre: Roma, Bologna, Brescia), chiamato Sor Carletto da chi gli vuole bene come noi. Ha allenato fior fiore di fuoriclasse, lanciato Totti in prima squadra, dato una seconda giovinezza a Baggio, spostato Pirlo in cabina di regia e rilasciato interviste senza peli sulla lingua in quel suo italo-romanesco ruspante. E' in questa classifica soprattutto per una cosa: la corsa sotto la curva avversaria per festeggiare il pareggio di Baggio (3-3) in un Brescia-Atalanta nel 2006. A 69 anni suonati nessuno riusciva a fermarlo! L'allenatore che tutti vorrebbero avere.
Angelo Colombo (centrocampista - Milan 1987/90 - 77 presenze, 7 gol). Scelto come simbolo dei gregari vincenti. Si è spento come un cerino dopo sole 3 stagioni e dopo aver vinto tutto facendo l'uomo di fatica del primo Milan di Sacchi. Quello che vinceva ovunque e contro chiunque in Europa. Correva e tamponava per tutti guardando le spalle ai fuoriclasse lì davanti. Dopo il Milan è andato a Bari per due stagioni ma nessuno se lo ricordava neanche più... Un nome che riappare ogni tanto, ma se chiedi la formazione del Milan e nomini Colombo, la risposta è "Ah, è vero! C'era anche lui! Mitico Colombo". E intanto ha vinto tutto...

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